CITAZIONE (Pyron @ 25/6/2010, 22:34)
Quote:letto il maunale alle pagine indicate, in pratica va costruito un "radiatore" di piombo, orientato secondo il flusso delle cariche, un ottima tecnica, anche di semplicissima realizzazione, l'unico problema sarebbe rullare a casa le bandelle...ferro, aiuto!
l'unica cosa che devo correggerti kekko, il manuale parla di inversioni di carica, occasionali, ma ne parla
Quando cominciai a fare dei tentativi di costruire una planté fatta in casa, l'idea di godronare (zigrinare profondamente) le piastre venne anche a me. Infatti cominciai la costruzione di un "laminatoio" con rulli in ferro da 40mm di diametro profondamente godronati, in modo da passarci le piastre fuse dentro e zigrinarle profondamente in modo da aumentare la superficie. Poi mi sono scontrato con le difficoltà di costuire velocemente uno stampo per fonderle, e ho fermato il lavoro. Infatti ho uno dei rulli finito e il resto lasciato a metà.... Nel frattempo ho cambiato idea, in quanto le piastre intendo realizzarle alettate, come quelle tentate da Kekko all'inizio. Sono convinto che fare delle buone piastre in quel modo, piuttosto sottili e con uno stampo magari sabbiato per irruvidirlo, sia una buona soluzione. Dovrebbero essere non più spesse di 1,5mm con le alettature se possibile più sottili, alte circa 5mm o poco più. Dovrebbero poter andare ad intercalarsi con le alette delle piastre adiacenti, separate solo da qualcosa che le tenga ferme ai lati. Le stazionarie non possono in alcun modo essere sovraccaricate tanto da deformare le piastre, per cui questo dovrebbe bastare. Per rispondere anche ai post successivi, penso che lavorare della sottile lamiera di piombo da 1mm sia come voler sagomare una stoffa, estrememente difficoltoso tenerle ferme o maneggiarle senza deformare il tutto. Inoltre costruire così tante piastre fino ad arrivare a 25 o 30Kg di piombo credo necessiti di un sacco di tempo e pazienza da certosini..... Stessa cosa per del "filo" di piombo, che oltretutto credo sia praticamente introvabile. Uno stampo ben fatto, come ha dimostrato Kekko, credo che invece sveltirebbe e faciliterebbe molto le cose.
Ti ringrazio Pyron per la tua attenzione verso le persone che non conoscono l'inglese, io sono una di quelle, nonostante ormai riesca, con molta fatica, a leggere i datasheet e i termini tecnici nei manuali del materiale elettronico, non conosco la lingua corrente e questo mi pone sempre molte difficoltà. Mentre negli ultimi tempi nel forum sembra essere uso riportare intere pagine in inglese tratte da altri siti, dando per scontato che ormai tutti conoscano quella lingua.
Nelle Planté quello che determina la capacità degli elementi è la superficie esposta all'elettrolito, in quanto lo strato di materiale attivo sulla superficie del metallo di solito è molto sottile. Va da se che parte del materiale attivo col tempo abbia la tendenza a sfaldarsi e precipitare sul fondo, in quanto non applicato a pressione in una gliglia. Per cui maggiore è la superficie totale e maggiore sarà la capacità. Maggiore superficie a parità di peso significa spessori molto sottili di metallo, destinati a corrodersi prima, e molto difficili da gestire e costruire. Minore spessore della parte metallica che trasporta la corrente, che dopo un'abbondante corrosione per la formazione e l'uso, potrebbe tradursi in resistenza interna maggiore, o in isolamento di alcune parti.
Non dubito Kekko che un liutaio sia un vero artista del legno (mio padre era un valido ebanista ed un restauratore di mobili antichi....), ma mi permetto di dubitare sulla soluzione del legno incatramato. La durata dei congegni elettrici in passato era un fattore secondario, in quanto praticamente tutto era destinato a frequenti e periodiche manutenzioni, e in qualche caso a delle vere e proprie ricostruzioni, data la tecnica dell'epoca, ma mettere mano a delle batterie che debbano durare trent'anni almeno facendoci delle cassette di legno mi sembra ottimistico. Senza voler offendere nessuno, chiaro.... Se invece è solo per uso "provvisorio e sperimentale" nulla da ridire.
Il catrame ha la sconcertante tendenza a contatto con l'acqua a screpolarsi, e credo che anche mescolato o miscelato con sostanze che lo mantengano plastico, alla lunga lascerebbe comunque trafilare dell'acido solforico nel legno. Altra cosa invece per il legno impregnato a spessore con resina sintetica e in autoclave, come quei listellati con cui ormai si fanno casette e coperture di capannoni e piscine.
Personalmente preferisco dei contenitori di plastica, o al limite di vetro, e la vera causa per cui mi sono temporaneamente fermato nella sperimetazione delle Planté è proprio la mancanza di reperibilità di grossi contenitori adatti e abbastanza robusti a costi contenuti.
Per Max: due ingranaggi di legno con grossi denti, anche segati a mano in un compensato, potrebbero servire per corrugare un nastro di piombo?
Saluti.
Ferro