Salve a tutti, scrivo per porvi l'attenzione su una "scoperta" che ho fatto oggi nel mio laboratorio delle meraviglie!

Mentre la Planté big è in garage a fare i suoi cicli di formazione, Denisj mi aveva chiesto di ritirare fuori la piccolina costruita all'inizio della discussione per vedere dopo un anno di fermo come stava. Dopo averla ritirata fuori dallo scaffale mi sono subito reso conto che l'acido era messo male, purtroppo l'ho conservata senza coperchio così come si vedeva dalle foto, e nell'acido era finito di tutto, da trucioli di legno, polvere e qualche povero insetto... Così l'ho svuotata, ho filtrato l'acido e l'ho rimesso così com'era senza badare alla densità (non è il momento visto che le piastre sono scariche).Finalmente operativa l'ho messa così sul tavolo del laboratorio e sotto la luce di una lampada si notavano tanti piccoli cristalli luccicanti che si erano formati sullo strato di ossido di piombo della piastra positiva. Si tratta di cristalli di solfato di piombo che con il tempo si sono ingranditi al tal punto da diventare visibili. In genere quando questo avviene in una normale Faure, difficilmente si possono riconvertire a materia attiva, in quanto sono fortemente isolanti. Inoltre in una Faure con piastre e separatori pressati a sandwich questi cristalli bucano i sottili separatori andando a toccare la piastra difronte, premendo talmente tanto da formare quelle famose pancie che si notano suelle vecchie batterie d'auto. In casi del genere la strada per un accumulatore Faure è solo il macero, al limite si può provare con un desolfatatore ma di certo non tornerà mai come nuova!Convinto della tecnologia vincente di questa tipologia di accumulatore, ho collegato un alimentatore e l'ho caricato per tutta la notte con una corrente costante di 300 mA. Dopo circa 11-12 ore la cella era arrivata a 2,5 V, ho così insistito nella ricarica facendo salire la tensione fino a 2,6V. Dopo circa 3 ore di forte elettrolisi i cristalli luccicanti iniziavano a diminuire e ben presto dopo altre 3 ore erano completamente scomparsi!! Quello che è successo è che questi cristalli erano a contatto con il piombo metallico subito sotto il sottile strato di materiale attivo, questa forte vicinanza ha fatto si che la debolissima corrente (ma cmq presente) che passava in loro li ha potuti in poco tempo ritrasformare in materiale attivo.Se fossero stati nel bel mezzo del materiale attivo di fortissimo spessore di una Faure (anche 1 cm a volte) la corrente non li avrebbe mai potuti ritrasformare in materia attiva, rimanendo lì per sempre e riducendo (ammesso che funzioni ancora) la capacità dell'accumulatore.Bene, contento del risultato con un bel sole che batteva sulla cella (poi capirete il perchè di questo dettaglio) ho collegato una resitenza da 6,8 ohm e ho iniziato il ciclo di scarica per la determinazione della capacità. La cella poco dopo si era stabilizzata a 1,920V e la corrente a circa 280 mA.Il sole che batteva sul tavolo facendo riflesso sul display del tester mi impediva di vedere per bene le misure rilevate, così ho ciuso le tendine della porta a vetri e con stupore ho visto che la cella era salita a 1,950V. (Ricordo, se non si nota dalle foto di inizio discussione, che il contenitore della cella è trasparente opaco). Inizialmente attribuii il fenomeno alla chimica della batteria che si stava stabilizzando o al limite a qualche contatto ossidato che non faceva bene contatto. Così preso dalla curiosità riaprii le tendine della porta, e come per magia la tensione calò nuovamente a 1,920V!!! Avevo davanti agli occhi la prova eclatante che lo strato di ossido di piombo della piastra positiva era fotosensibile, ma questo portava invece che ad un miglioramento delle prestazioni un peggioramento facendo calare sia il voltaggio che ovviamente la corrente circolante. Quello che succede è che probabilmente si crea una seconda batteria fra lo strato di ossido di piombo e il piombo metallico sottostante, lo strato di piombo assume così un potenziale leggermente più basso facendo diminuire le prestazioni dell'accumulatore!Illuminando la piastra con una luce a led l'effetto era minore ma cmq visibile, la tensione diminuiva in questo caso da 1,950V a 1,946V.Cercai subito in rete riscontri a questo fenomeno a me ignoto, e trovai su wikipedia la risposta! L'ossido di piombo conosciuto anche con il nome di Plumbicon era il materiale fotosensibile delle prime telecamere professionali di inizio anni novanta! QUI il link.Così come tutte le scoperte avvenute per caso oggi ho imparato una cosa nuova. Non è molto salutare per una batteria al piombo di qualsiasi tipologia avere il contenitore trasparente, perchè a contatto con la luce il materiale attivo fotosensibile diminuisce le sue prestazioni.Non è un caso se anche il nostro maestro Gaston Planté chiudeva le sue celle di vetro in una scatola di legno sigillata, forse lo faceva solamente per aumentare la resistenza della fragilità del vetro, o forse no...

Ahh quasi dimenticavo, la piccolina dopo un anno di stasi ha dato alla prima ricarica 3,12 Ah !!! Più di quanto dava quando l'avevo fermata. Ho fatto una prova anche di cortocircuito mettendo a ponte fra i poli uno spezzone di cavo, la corrente circolante è stata di 20A!! Sfido qualsiasi Faure lasciata completamente scarica dopo un anno!

Buonanotte a tutti, Kekko.