In questa discussione voglio parlare dell'esperienza che mi sto facendo nel recuperare un vecchio banco di batterie Ni-Cd dismesso dall'esercito russo nel 1992. Queste batterie sono state fabbricate nel 1985 (sono più vecchie di me

) e sono fatte con una tecnologia davvero particolare.
Le piastre interne, sono disposte in modo orizzontale e impilate l'una sull'altra un po' come la pila di alessandro volta, dove in mezzo ad ogni piastra c'è un separatore di un tessuto particolare. Le piastre all'interno sono praticamente nuove, e i separatori sono ancora bianchi come fosse stoffa. Le piastre sono molto spesse, la prima di nichel è spessa 4 mm (penso faccia da collettore) e le altre che si vedono internamente attraverso due forellini verticali, sono spesse circa 1 mm.
L'elettrolita scende attraverso questi due forellini e arriva così a tutte le piastre. Queste batterie mi sono state offerte per 300 euro per 4000W. Lì per lì c'ho pensato parecchio, perchè pensavo, vista la loro età, che sarebbero state pezzi di ferro, anzi di cadmio! Così seguendo i consigli di keyosz sono andato lì munito di tester e lampadine, appena sono arrivato sul posto ho provato a mettere in corto un elemento da 1,2V con il tester e non credendo ai miei occhi erogava ancora corrente e rimaneva anche stabile per 20 - 30 secondi. Dopodichè l'elemento andava a 0 zero volt, ma pian piano risaliva un po'.
Le celle sembravano dare più o meno lo stesso amperaggio di corto, nel mucchio ho dovuto prendere anche celle che segnavano 0,1 - 0,2V ma il loro amperaggio lo tiravano comunque.
Tutto il banco da 4 Kw pesa circa 120 Kg. Queste batterie venivano usate sugli aerei (forse sarò ripetitivo ma volevo ordinare tutto in questa discussione) per accendere i motori quando si era in volo. Infatti in caso di spegnimento il pilota aveva 3 tentativi di accensione, dopodichè c'era il paracadute

.
Gli elementi sono da 1,2V e 80Ah, alcuni erano secchi, e quindi mancava l'elettrolita, altri erano pieni, ma siccome l'elettrolita è vecchio di 25 anni, ho pensato bene di sostituirlo con del nuovo. L'elettrolita è composto da una soluzione al 30% di idrossido di potassio KOH. L'ho acquistato presso un negozio qui a roma al prezzo di 12 eur/Kg. Dentro ogni cella ce ne va un bel po' circa 300 ml, quindi essendo 40 celle ho bisogno di circa 12 litri di idrossido di potassio al 30%.

Per caricarle, ho dato corrente a 5 elementi connessi in serie, la corrente di carica l'ho impostata a 5A. Inizialmente le celle arrivavano quasi subito alla tensione di 1,62V una mi è arrivata anche a 1,70V dopo circa mezz'ora. Hanno cominciato a fare elettrolisi al loro interno così ho scollegato tutto e ho attaccato un carico di 3A, una lampadina da auto, la lampadina è rimasta accesa per una decina di minuti, dopo di che la tensione sulle celle è calata, ho lasciato la lampadina collegata, e ho portato le celle a 0,5V, quella che era arrivata a 1,70V è scesa fino a 0V e stava invertendo la polarità. Così ho staccato il carico e ho cominciato una nuova carica. Questa operazione l'ho ripetuta per un bel po' di volte e piano piano il tempo di accensione della lampadina aumentava.
Ora sono arrivato a tenere accesa la lampadina da 3A per circa 3 ore ma il tempo aumenta ad ogni ciclo, adesso le celle si sono equilibrate ed hanno tutte più o meno lo stesso voltaggio sia in carica che in scarica. Probabilmente avranno le materie attive secche e quindi facendo i cicli le materie attive tornano a funzionare, fra l'altro sarà presente anche l'effetto memoria proprio per questo bisogna fare scariche profonde in modo da annullare l'effetto memoria e far tornare attive le celle. Non so quanto mi ci vorrà per far arrivare le celle agli 80A nominali, ma per fortuna i cicli non li sto pagando perchè fa tutto il sole!




Purtroppo la macchinetta digitale non mi permette di mettere a fuoco l'interno della batteria, dovrò usarne una analogica per mettere a fuoco la sezione di piastre e i separatori che si vedono all'interno del buchetto sulla prima piastra.