Beh, tralasciando per un attimo l'eventuale costo, 200W costanti 24 ore su 24 sarebbero un aiuto non indifferente al banco primario al piombo per esempio durante 4 giorni di nuvolo scuro, limitando la scarica e solfatazione delle piombo primarie e poi lasciando le zinco-rame anche settimane in attesa di una ricarica sempre lenta e protratta nei 4 giorni imposti dal suo rate.
Concordo che vi sono altre strade più facili e sicure, non a caso sperimento con le materie attive delle batterie al piombo e ne ho accumulate una pigna di quelle usate in garage in attesa di trovare il metodo giusto e partire con una produzione in serie

Però dovete ammettere che siamo partiti dai libri di testo che la davano come pila primaria che quindi secondo quello che ci veniva insegnato non si poteva ricaricare, dalla pila a ponte salino che eroga micro-ampere e quindi non serve a niente per finire ad avere dei prototipi che erogano mezzo ampere e si ricaricano, con capacità di 5Ah, mi verrebbe volgia di prendere le false informazioni che circolano e metterle al rogo, altro che le povere streghe del medioevo!
Quindi questa sperimentazione insegna anche che è sempre meglio sperimentare e non fermarsi su quello che si legge o ci viene detto

Ahh dimenticavo, ho realizzato un altro prototipo di cella daniell, ottenendo una corrente di corto di 0,4-0,5A ed una capacità di circa 5Ah, realizzata con elettrodi di una retine fine di acciaio inox per provare a vedere se funziona e se si riesce ad impedire la corrosione completa dei due elettrodi nelle due fasi estreme di utilizzo (sovraccarica e scarica completa).
Il sistema sunziona bene per i primi 3-4 cicli poi sembra perdere prestazioni, non sò se è l'inox che crea una bariera chimica o galvanica con i metalli attivi o altro, perchè lo zinco si deposita, anche se in modo irregolare, ma il rame sembra avere difficolta a ridepositarsi sull'inox, boh... era una prova, la rifarò con i metalli puri agli elettrodi.
Elettrodo positivo (griglia inox) posizionato sul fondo e scioglimento dei cristalli di solfato di rame:

A soluzione satura di solfato di rame immergo un pezzo di zinco puro per consumare il soflato di rame depositando rame metallico in polvere sul fondo e trasformare la soluzione in solfato di zinco:

Processo concluso (ci sono voluti 2 giorni), si vede la soluzione trasparente e tutto il rame depositato sul fondo:

Posiziono l'elettrodo negativo nella parte alta della cella e aggiungo un pò d'acqua distillata per raggiungere il livello opportuno:

Cella dopo alcuni giorni di ricarica a 200mA, come potete vedere il solfato di zinco si è consumato depositando zinco metallico in modo irregolare sull'elettrodo superiore negativo e parte del rame sul fondo si è consumato rilasciando solfato di rame (blu) in soluzione nella parte bassa (il segreto per non rimescolare gli elettroliti stà nell'evitare che la tensione in fase di ricarica superi gli 1,4V in modo da evitare elettrolisi e formazione di bollicine):

Visuale da sopra delle'elltrodo negativo:

Corrente di corto a cella carica (che culo che valore preciso...., dopo 4 cicli di scarica e ricarica si era assestato su 0,44A):

Tensione a vuoto dopo circa 3 ore di corto:

Stato della cella scarica dopo 4 cicli quando inizia a rispondere male, ovvero quando la griglia inferiore non riassorbiva più il solfato di rame in fase di scarica: